Cambiare un impianto fotovoltaico che funziona: follia o opportunità?
- bottinosrl
- 9 set
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Parlo da produttore di energia che sfrutta i suoi impianti fotovoltaici per auto-consumare, ricaricare auto e furgoni e vendere energia elettrica sul mercato. Sostituire pannelli e inverter di un impianto che ancora funziona può sembrare un controsenso, un’operazione inutile e poco sostenibile dal punto di vista ambientale, visto che si è costretti a smaltire i vecchi moduli.
In realtà è la stessa logica con cui cambieresti una lampadina a incandescenza con una a LED: stesso attacco, un quarto del consumo, luce migliore.
Quindici anni fa i moduli fotovoltaici convertivano in energia elettrica poco più del 12 % dell’irraggiamento solare; oggi superano tranquillamente il 22 %, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Nel frattempo il loro prezzo è precipitato: un pannello del 2025 costa circa un decimo di uno del 2010.
La morale? Con la stessa superficie di tetto produci quasi il doppio di elettricità spendendo meno di un quarto dell’investimento originario.
Tra l’altro se il tuo impianto gode ancora del Conto Energia, un’incentivazione ventennale pagata dal Gse ai primi produttori, l’upgrade vale doppio. L’incentivo infatti rimane fisso ma la produzione sale, ogni chilowattora extra si trasforma in euro garantiti fino alla scadenza dei vent’anni, con un rendimento tra il costo del revamping e la maggiore resa economica doppia rispetto a quella che ti aveva convinto quindici anni fa.
Rimane il nodo etico: è davvero sostenibile rottamare moduli che funzionano? La risposta sta nei materiali e nel processo di riciclo. Vetro, silicio, alluminio e rame vengono recuperati integralmente e rientrano in altre filiere elettroniche. In pratica, dal vecchio impianto nascono nuove risorse, non rifiuti.
C’è poi un beneficio macro: il nostro paese chiede sempre più energia pulita ma concede sempre meno suolo. Il grande patrimonio storico e paesaggistico che ci ritroviamo ha bisogno di tutela, vero, ma spesso viene amministrato in modo quantomeno discutibile, con divieti inutili e dannosi per l’economia locale; raddoppiare la resa di un tetto esistente senza chiedere permessi aggiuntivi e senza modificare l’impatto estetico significa più rinnovabili, zero consumo di territorio, meno CO₂ in atmosfera.
In definitiva, a volte cambiare ciò che funziona non è uno spreco, ma è come passare da incandescenza a LED, forse in questo caso più efficienza equivale anche a più sostenibilità.